I globi di Blaeu conservati al Museo della Specola hanno diametro di 65 cm e non recano né la data né la dedica. Tuttavia, alcuni dettagli, relativi alla costa occidentale dell’Australia (Hollandia Nova) e alla Tasmania, permettono di ipotizzare che siano posteriori al 1644 e quindi realizzati da Joan Blaeu (1596-1673), figlio di Willem, essendo quest'ultimo deceduto nel 1638. 

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Globo terracqueo di Willelm Blaeu. Particolare: l’Australia (Hollandia Nova) e la Tasmania. Museo della Specola Bologna

Australia (Hollandia Nova) e Tasmania. Particolare del Globo terracqueo di Blaeu (Inv. Mds-95)

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Presumibilmente Joan Blaeu (1596-1673), figlio di Willem Blaeu (1571-1638)

Un cartiglio collocato nei pressi dello stretto di Magellano, ne indica la scoperta da parte del grande navigatore portoghese, avvenuta nel 1520 in occasione della prima circumnavigazione del globo. A nord dello stretto, in Patagonia, ai piedi delle Ande, troviamo ancora un riferimento a Magellano che qui avrebbe incontrato un popolo, dedito alla colorazione dei propri abiti per mezzo di alcune erbe. Interessante, infine, notare il cartiglio posto sopra il circolo polare antartico, grazie a cui  scopriamo che il navigatore olandese Willem Schouten (1567-1625), il primo ad aprire la rotta verso il Pacifico, attraversando nel 1616, capo Horn a cui egli stesso diede il nome della sua città natale (Hoorn) non incontrò alcuna terra fino alla latitudine di -50° 30’.

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Globo terracqueo di Willelm Blaeu. Particolare:  Stretto di Magellano, Indigeni della Patagonia e assenza di Terre meridionali. Museo della Specola Bologna

Spostandosi decisamente verso nord è possibile osservare la forma insolita dell’isola del Giappone e a sud est di essa una “catena” di isole allineate verticalmente (lungo un meridiano), le attuali Marianne, indicate come islas de las velas ladrones. Un termine che parrebbe suggerire un legame tra le isole e un covo di pirati, ma in realtà non è così in quanto il nome, che si deve a Magellano, è frutto di un grandissimo malinteso. A ovest delle isole Marianne, l’arcipelago di San Lazzaro (le attuali Filippine) ci parla ancora del grande navigatore portoghese e più in particolare dei suoi ultimi giorni di vita. Proprio in un’isola di questo arcipelago, Mactan, Magellano avrebbe trovato la morte il 27 aprile del 1521, mancando l’obiettivo della circumnavigazione del globo, che si sarebbe conclusa l’8 settembre 1522 a Siviglia, da dove era iniziata circa tre anni prima (il 10 agosto 1519). Nei pressi dell’arcipelago di San Lazzaro si incrociano due curve: la più sottile rappresenta l’equatore della Terra, la più spessa l’eclittica, ossia l’orbita della Terra attorno al Sole.

Un cartiglio situato in corrispondenza dei 50° di latitudine meridionale, tratta della decisione di Tolomeo di collocare il primo meridiano attraverso quelle che erano ritenute le ultime (più occidentali) terre emerse, ossia le isole Fortunate (le attuali Canarie). Ai bordi del cartiglio sono rappresentati due antichi osservatori del cielo intenti a misurare le distanze angolari tra le stelle. L’astronomo a sinistra (del cartiglio) sta usando la ballestriglia (detta anche bastone di Giacobbe), quello localizzato a destra, un piccolo sestante (così detto perché si estende angolarmente su di un sesto di circonferenza).

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Globo terracqueo di Willelm Blaeu. Particolare: il cartiglio inerente la scelta del primo meridiano. Museo della Specola Bologna

Cartiglio inerente la scelta del primo meridiano. Particolare del Globo terracqueo di Blaeu - (Inv. Mds-95)

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Presumibilmente Joan Blaeu (1596-1673), figlio di Willelm Blaeu (1571-1638)

Il globo celeste è stato montato in modo da riprodurre l’orizzonte di un osservatore collocato ad una latitudine di 45°, molto prossima a quella di Bologna (44° 30’). In esso i nomi delle costellazioni sono riportati, come di consueto, oltre che in latino anche in greco ed in arabo e le stelle sono rappresentate con dimensioni diverse in funzione della loro luminosità (magnitudine apparente). Un cartiglio collocato a destra della costellazione dell’Ofiuco, visibile da quasi tutte le località della Terra, fornisce alcune indicazioni sulla stella Nova che fu osservata, nell’ottobre del 1604, proprio in quella costellazione.

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Globo  celeste di Willelm Blaeu. Particolare: la costellazione dell’Ofiuco e il cartiglio sulla stella Nova del 1604. Museo della Specola Bologna

La costellazione dell’Ofiuco e il cartiglio sulla Nova del 1604. Particolare del Globo celeste di Blaeu - (Inv. Mds-96)

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Presumibilmente Joan Blaeu (1596-1673), figlio di Willem Blaeu (1571-1638)

In posizione diametralmente opposta all’Ofiuco, si trova, quella che è probabilmente la costellazione più famosa e più facilmente identificabile dalla maggior parte delle località della Terra: Orione.

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Globo celeste di Willelm Blaeu. Particolare: la costellazione di Orione e la limitrofa stella Sirio, la più luminosa del cielo.

La Costellazione di Orione. Particolare del Globo celeste di Blaeu - (Inv. Mds-96)

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Presumibilmente Joan Blaeu (1596-1673), figlio di Willem Blaeu (1571-1638)