A cornice delle rappresentazioni geografiche dei continenti, le mappe continentali di Blaeu riportano fasce laterali in cui compaiono incisioni che raffigurano varie popolazioni del continente. Una ulteriore fascia posta lungo il bordo inferiore della carta riporta invece incisioni di vedute di città e isole.

VEDUTE DI CITTA’ E ABITANTI

Nella mappa dell’Europa ad esempio, sono presenti incisioni di piante e vedute di dodici città europee: Londra, Parigi, Lisbona, Toledo, Roma, Venezia, Amsterdam, Norimberga, Praga, Vilnius, Mosca e Costantinopoli. Secondo la consuetudine all’epoca, le città sono rappresentate utilizzando le due tipologie più ricorrenti all’epoca: il ritratto di un profilo e la veduta a volo d’uccello.

Nell’angolo sinistro della mappa dell’Europa sono illustrate le città di Londra e Parigi nella loro planimetria vista dall’alto. Oltre alla composizione urbana delle città, sono ben riconoscibili i fiumi che le attraversano. La vista di Lisbona è invece quella del profilo della città vista dal mare, poiché, per la sua importanza marittima, in primo piano sono distinguibili il porto e grandi navi. Analogamente è rappresentata Toledo, in modo da potere evidenziare la sua posizione strategica. Forse è possibile riconoscere sull’estrema sinistra il Ponte di San Martino sul Tago. Nella fascia verticale sono riportate illustrazioni degli abitanti di Boemia e Alemannia.

Nell’angolo destro della mappa sono illustrate le città di Praga, vista di profilo e di Vilnius, la “Roma dell’Est”. Di quest’ultima sono visibili la cinta muraria cinquecentesca e alte torri o campanili gotici delle numerose chiese. La veduta di Mosca invece riprende in maniera quasi totale la mappa del 1577 del diplomatico austriaco Sigismund Herbersein in cui viene rappresentato il nucleo fortificato della città (Cremlino). All'interno delle mura con i bastioni, oltre alle abitazioni in legno sono riconoscibili la Piazza delle Cattedrali (Sobornaya), la Piazza Ivanovskaya, la torre Spasskaya. Infine, la veduta a volo di uccello di Costantinopoli è totalmente conforme alle mappe della città del XVI e XVII secolo. Si possono distinguere il Palazzo di Topkapı, Santa Sofia, la cinta muraria, la moschea Yeni Cami e altri edifici ancora. Nelle raffigurazioni verticali vengono rappresentati gli Ungheresi e gli Svizzeri.

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L’immagine rappresenta la regione africana della Gambia (oggi Repubblica del Gambia), nei pressi di Capo Verde. Si notano numerosi insediamenti stilizzati o disegnati in modo più accurato.

Dettaglio “Gambia e Capo Verde” (Nova Africae Geographica et Hydrographica Descriptio)

Autore
Willem Janszoon Blaeu (Alkmaar 1571 – Amsterdam 1638)

All’interno delle mappe, le città sono indicate con una simbologia che varia a seconda dell’importanza. Si parte da un semplice cerchietto che può essere fiancheggiato da una o più torri stilizzate fino a giungere ad un accenno di mura.

Esemplificativa a tal proposito è la rappresentazione della regione africana della Ganbia (oggi Repubblica del Gambia), nei pressi di Capo Verde. Qui, lungo le sponde del Segena Riu (odierno fiume Gambia), si notano numerosi insediamenti: alcuni stilizzati come la piccola città di Tagra, altri più articolati e imponenti come la città di Canuia, caratterizzata da alte torri e da un accenno di cinta muraria. La prima esplorazione di questa regione si deve agli italiani Alvise Cadamosto e Antonio de Noli che, sotto la corona portoghese di Enrico il Navigatore, tra il 1455 e il 1456 furono i primi a superare Capo Verde e a risalire il fiume Gambia. La rapida colonizzazione della zona è dovuta soprattutto alla tratta degli schiavi, i quali proprio in queste coste venivano imbarcati per raggiungere le Americhe.

GIGANTI, CANNIBALI DELLA PATAGONIA E AMACHE  

Nelle mappe si trovano elementi descrittivi e narrativi volti a illustrare al pubblico europeo gli usi e i costumi delle lontane popolazioni che abitavano i territori più remoti. Questo tipo di rappresentazioni non si basava tanto sull’osservazione diretta quanto piuttosto su racconti di viaggiatori, su resoconti di esplorazioni del secolo precedente, su leggende e su luoghi comuni, dalla connotazione prettamente fantastica o grottesca.

 

Nella mappa dell’America vengono rappresentate scene di cannibalismo in corrispondenza del Brasile. Il primo europeo a entrare in contatto con popolazioni che praticavano l’antropofagia sarebbe stato Cristoforo Colombo, il quale avrebbe coniato il neologismo “cannibali” sia come richiamo alla mitologica razza dei cinocefali, sia come identificazione dei sudditi del Gran Can, vista la sua convinzione di avere raggiunto l’Oriente. La rappresentazione grafica della scena di cannibalismo segue l’iconografia convenzionale: una rudimentale griglia sulla quale vengono cotti arti umani, mentre due donne e due bambini dilaniano selvaggiamente dei cadaveri. La scena, animata e brutale, doveva stupire e intrattenere l’osservatore occidentale; in secondo luogo, il comportamento barbaro e perverso attribuito agli indigeni ivi illustrato doveva giustificare la missione di conquista e conversione di tali civiltà bestiali e peccatrici da parti degli europei.

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L’immagine rappresenta scene di vita dell’America meridionale. Sono raffigurati una scena di cannibalismo, i giganti della Patagonia e una donna distesa sull’amaca.

Nella zona delle Ande orientali si documenta l’incontro tra due esploratori europei e un gruppo di indigeni dall’altezza prodigiosa: i “giganti” della Patagonia. Il vicentino Antonio Pigafetta, nel suo resoconto della spedizione di Magellano, afferma che Magellano stesso avrebbe incontrato questa popolazione e l’avrebbe identificata con una stirpe di giganti. Il termine stesso “Patagoni”, scelto dall’esploratore, deriverebbe dal portoghese “patagão”, letteralmente grande zampa/piede, nome di una creatura selvaggia descritta nel romanzo cavalleresco “Primaleòn”. Dopo la scoperta, si accende in Europa il dibattito sulla natura di questo popolo, posto in una zona liminare tra il mitologico, il demoniaco e il mostruoso.  Nella realtà dei fatti, è plausibile che Magellano sia entrato in contatto con la civiltà dei Tehuelche, indigeni oggettivamente molto alti (sui 2 metri) se paragonati agli europei del XVI/XVII secolo, la cui altezza media era di 1,60 metri.

Rappresentazioni di maggiore veridicità sono quelle di vita quotidiana, che suscitavano grande interesse nel pubblico occidentale: una di queste si trova in corrispondenza del Brasile ove è possibile riconoscere una figura umana distesa su un’amaca tesa tra due palme.