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Globo terracqueo di Gerhard e Leonard Valk. Museo della Specola Bologna.

Globo terracqueo di Gerard e Leonard Valk (inv. MdS-97)

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Gerard Valk (1652-1726) e Leonard Valk (1675-1746)
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Globo celeste di Gerhard e Leonard Valk. Museo della Specola Bologna.

Globo celeste di Gerard e Leonard Valk (Inv. Mds-98)

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Gerard Valk (1652-1726) e Leonard Valk (1675-1746)

L’aspetto di questi globi, aventi ciascuno diametro di 45 cm e realizzati, nel 1715, dai due fratelli olandesi Gerard (1652-1726) e Leonard Valk (1675-1746) ne evidenzia un utilizzo ornamentale, oltre che scientifico. Entrambi i globi sono, infatti, sorretti da due putti dorati, la cui costruzione è attribuita allo scultore Silvestro Giannotti (Lucca 1680-Bologna 1750), detto il lucchese. Questi, dopo aver trascorso quattro anni a Roma presso l’intagliatore di legno di origini bolognesi, Antonio degli Antonii, si stabilì a Bologna nel 1700, ove eseguì numerose opere per le chiese. Nel 1733 gli fu commissionato il rinnovamento del theatrum anatomicum dell’Archiginnasio ed egli realizzò 11 statue in legno raffiguranti alcuni dei più celebri medici anatomisti dall’antichità sino al XVIII secolo. La precisione dei globi è comunque considerevole per l’epoca e corrisponde a 1 grado per quanto riguarda la latitudine e la longitudine, come dichiarato dagli stessi Valk nel cartiglio sul globo terraqueo recante anche l'anno di realizzazione.

La curva corrispondente all’eclittica è accompagnata da una scritta, in latino, che ne evidenzia la visione che di essa abbiamo dalla Terra: il Sole appare muoversi lungo tale curva nel corso dell’anno (in riflesso del moto reale della Terra attorno ad esso). Nel punto di intersezione tra eclittica ed equatore e perpendicolare a quest’ultimo è tracciato anche il primo meridiano passante, all’epoca, per l’arcipelago delle isole Canarie (dette Fortunate).

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Globo terracqueo di Gerhard e Leonard Valk. Particolare: equatore, eclittica e primo meridiano. Museo della Specola Bologna.

Equatore, eclittica e primo meridiano. Particolare del Globo Terracqueo dei Valk

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Gerard Valk (1652-1726) e Leonard Valk (1675-1746)

A sud ovest della California, tra il tropico del Cancro e l’equatore (indicato, in latino, come Linea circuli aequinoctialis) si trova la dedica a Johannes Trip, che scopriamo essere stato console della repubblica di Amsterdam ed aver rivestito anche un importante ruolo nella Compagnia delle Indie Orientali.

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L'Equatore e la dedica a Johannes Trip. Particolare del Globo Terracqueo dei Valk

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Gerard Valk (1652-1726) e Leonard Valk (1675-1746)

Maggiori dettagli sulla Tasmania, rispetto a quelli mostrati nel globo di Blaeu, confermano l’elevata qualità scientifica di questi globi.

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Globo terracqueo  di Gerhard e Leonard Valk. Particolare: Tasmania e Nuova Zelanda. Museo della Specola Bologna.

La Tasmania e la Nuova Zelanda. Particolare del Globo Terracqueo dei Valk

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Gerard Valk (1652-1726) e Leonard Valk (1675-1746)

Anche il globo celeste è dedicato a Johannes Trip e la dedica si trova in prossimità della costellazione della Nave di Argo.

Il cartiglio localizzato tra le costellazioni del Cetus e della Fenice include il riferimento all'Uranographia di Johannes Hevelius (1611-1687), un’opera, contenente una serie di tavole riproducenti le costellazioni, che l’astronomo polacco realizzò nel 1690. Alle 48 costellazioni di Tolomeo, Hevelius ne aggiunse 11 (7 delle quali tuttora in uso), mentre per disegnare quelle visibili dall’emisfero australe fece riferimento alla spedizione scientifica compiuta da Edmond Halley (1656-1742), nel 1676, nell’isola di Sant’Elena.

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Analogamente a Blaeu, anche i Valk rappresentano le stelle con dimensioni che sono maggiori quanto maggiore è la loro luminosità (chiamata grandezza o magnitudine), seguendo una convenzione un po’ insolita che vede le stelle di prima grandezza essere più luminose di quelle di seconda, terza ecc.  La tabella illustrativa di questa classificazione, che si trova nell’emisfero celeste meridionale, circondata dalle costellazioni della Corona australe, del Sagittario, del Pavone e dell'Indiano, mostra alcune interessanti particolarità: è sormontata dal sole circondato dalla scritta supereminetomnes, le stelle vengono chiamate nebulose e reca in basso una rappresentazione iconografica che potrebbe essere quella della Luna. Un altro particolare interessante è l’indicazione galaxia che si vede sotto il termine Sagittario, in quanto il centro della nostra galassia si trova proprio in quella direzione.

Nel globo celeste dei Valk, si trova infine una bella raffigurazione del Boote in abiti nordici. 

Non sfugge all’occhio di un esperto osservatore del cielo la “doppia” svista dei fratelli Valk, che coinvolge due stelle nella coda dell’Orsa, prossima alla costellazione del Boote come da mito e riguarda i nomi delle stelle e la loro collocazione. Mizar e Alcor, rappresentati in due posizioni distinte, sono in realtà una coppia di stelle, distinguibili ad occhio nudo, per chi è dotato di una buona vista, e la posizione di questa “stella doppia” è quella che nel globo dei Valk è occupata da Alcor. La Mizar dei Valk (rappresentata come una stella doppia) è in realtà Alioth mentre l’ultima stella della coda (priva di nome) è Alkaid.

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Globo celeste di Gerhard e Leonard Valk. Particolare: la costellazione del Boote. Museo della Specola Bologna.

Valk Globo Celeste Particolare: il Boote (7069)

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Gerard Valk (1652-1726) e Leonard Valk (1675-1746)