Gran parte delle sculture buddhiste sono di legno: sono realizzate con questo materiale 2329 delle 2626 statue classificate come tesoro nazionale o importante proprietà culturale.

Sino all'VIII secolo si ricorse anche ad altri materiali e tecniche come il bronzo, il kanshitsu (lett. "lacca secca": su una matrice di argilla si applicavano vari strati di tessuto, si eliminava la matrice, si applicava il kokusourushi, impasto di lacca urushi e polvere di legno, che veniva modellato per ottenere i dettagli) e l'argilla, ma dall'inizio del IX secolo, il legno divenne praticamente l'unico materiale.

Inizialmente si scolpivano le statue ottenendo le parti principali da un unico blocco (tecnica ichiboku). Nell'XI secolo nacque la tecnica a più blocchi (tecnica yosegì).

Le superfici potevano essere rifinite in vari modi: integralmente dorate oppure dorate nelle parti esposte e dipinte nei panneggi (queste due tipologie riguardano quasi esclusivamente i buddha e i bodhisattva), integralmente dipinte, con venature a vista.

La statua, compresa la base a forma di loto, è ricavata da un unico blocco di legno di turreya nucifera.

Una lunga apertura verticale praticata sul retro da sotto le spalle fino all’altezza degli stinchi ha permesso di scavare profondamente l’interno per evitare la formazione di crepe dovute all’essiccamento del legno.

Solo le mani e i piccoli bulbi disposti a spirale in cui sono raccolti i capelli sono stati eseguiti a parte.

La tecnica ichiboku, ovvero la realizzazione delle parti principali di una statua da un unico blocco di legno, è tipica del primo periodo Heian. La superficie del legno è lasciata a vista e non sappiamo se originariamente fosse dipinta.