Aniki BòBò (1942)
Regia di Manoel de Oliveira. Durata di 102 minuti.
Ambientato nelle vecchie strade di Porto, quartiere della Ribeira (Portogallo), il film racconta la storia di un gruppo di ragazzini di strada, che giocano sulle rive del fiume Douro. Due di loro, Carlitos ed Eduardito si contendono le simpatie di una ragazzina, Teresinha, ed è per lei che Carlitos ruba una bambola esposta nella vetrina della Bottega delle Tentazioni, alterando i rapporti all’interno del gruppo.
Ladri di biciclette (1948)
Regia di Vittorio De Sica, basato sull’omonimo romanzo di Luigi Bartolini del 1946. Durata di 93 minuti.
Nella Roma del secondo dopoguerra, Antonio Ricci, disoccupato, trova lavoro come attacchino comunale. Il primo giorno di lavoro, mentre tenta di incollare un manifesto, la bicicletta li viene rubata. Inizia così, dopo un primo e vano tentativo presso la polizia, una lunga ed estenuante ricerca. Insieme al figlio Bruno di 10 anni, Antonio perlustra i quartieri della città dove solitamente vengono rivenduti gli oggetti rubati, a cominciare da Porta Portese.
Il piccolo fuggitivo (1953)
Regia di Ray Ashley, Morris Engel, Ruth Orkin. Durata di 75 minuti.
Il film racconta la storia di Joey, un bambino di sette anni, vittima di uno scherzo ideato dal fratello maggiore Lennie. Infatti, dopo aver dato in mano a Joey un fucile, Lennie gli fa credere di averlo ucciso. Joey, spaventato e agitato dal senso di colpa, fugge di casa e vaga per una giornata intera a Coney Island, tra la folla indifferente, il Luna Park e la spiaggia.
Il palloncino rosso (1956)
Regia di Albert Lamorisse. Durata di 34 minuti.
Il cortometraggio narra la storia di Pascal, ragazzino piuttosto taciturno, che trova impigliato a un lampione a gas un palloncino rosso. Attratto da quel palloncino, Pascal gli si avvicina e da quel momento, i due diventano inseparabili amici. Un giorno però il palloncino viene bucato dal sasso, scagliato dalla fionda di alcuni monelli. Immediatamente, decine di palloncini colorati, si liberano da ogni angolo di Parigi per raggiungere Pascal e giocare con lui. Il bambino afferra i loro fili e si lascia sollevare in alto, fino al cielo.
Amelia e l’angelo (1957)
Regia di Ken Russel. Durata di 26 minuti.
Amelia è una ragazzina disperata per la perdita delle ali d’angelo, usate durante una recita scolastica. Suo fratello, infatti, dopo averle prese di nascosto, le porta con sé in un parco giochi ma, qui, fra scivoli e altalene, le rovina irrimediabilmente. Amelia va, allora, in giro per la città in cerca di ali simili. “L’apparizione” di un angelo la conduce nello studio di un pittore: l’angelo è, in realtà, la modella del pittore che disponendo di ali di scorta, ne regala un paio ad Amelia.
Mio zio (1958)
Regia di Jacques Tati. Durata di 110 minuti.
Gèrard, bambino di nove anni vive in una famiglia benestante, ma sia il padre che la madre, i signori Arpel, lo trascurano: il primo immerso nei propri affari da ricco industriale, la seconda dedita all’ordine e alla pulizia della casa. A scardinare questo ambiente di perfezione è il fratello della madre, lo zio Hulot, una figura anticonformista che sottrae il piccolo nipote alla monotonia della sua vita, dove tutto è previsto e tutto si ripete automaticamente.
I quattrocento colpi (1959)
Regia di François Truffaut
Il film narra la storia, ambientata nella Parigi della fine degli anni cinquanta, di Antoine Doinel, un ragazzino di dodici anni, incompreso dalla famiglia, incapace di comprenderne i bisogni. A scuola Antoine manifesta la sua irrequietezza e il suo rendimento è scarso. Trae conforto solo dalla lettura e dall’amicizia con il compagno Renè, con cui marina frequentemente la scuola andando al cinema, nei parchi parigini o al Luna Park. Una serie di eventi e incomprensioni conducono Antoine in riformatorio, da cui un giorno fugge per andare quel mare che non aveva mai visto prima e che aveva tanto sognato.
Zazie nel metrò (1960)
Regia di Louis Malle. Durata di 92 minuti.
Tratto dall’omonimo romanzo di Raymond Queneau.
Una bambina di 10 anni di nome Zazie viene portata a Parigi dalla madre e affidata allo zio per un paio di giorni. Zazie, sfuggita alla sorveglianza dello zio, cerca in tutti i modi di salire sull’agognata metrò, ma senza successo a causa di uno sciopero. È costretta così a girovagare per la città, incontrando i personaggi più strani. Riuscirà a prendere la metrò solo alla fine del film, quando addormentatasi arriverà in stazione, senza accorgersi di nulla.
Oliver Twist (2005)
Regia di Roman Polanski. Durata di 125 minuti.
Tratto dall’omonimo romanzo di Charles Dickens (apparso in prima edizione a puntate mensili sulla rivista Bentley’s Miscellany, dal febbraio 1837 all’aprile 1839).
Al centro del film, le vicende di Oliver Twist, orfanello che nella cupa Inghilterra della prima rivoluzione industriale è costretto a far parte di una banda di ladri organizzati.
Pa-ra-da (2008)
Regia di Marco Pontecorvo. Durata di 100 minuti.
Miloud Oukili, clown di strada franco-algerino, giunge a Bucarest nel 1992, tre anni dopo la caduta del regime di Ceausescu: qui rimane profondamente impressionato alla vista del degrado in cui versano i “boskettari”, bambini e ragazzi di strada, dai tre ai sedici anni, scappati dagli orfanotrofi o da altre difficili situazioni familiari. I “boskettari” dormono nel sottosuolo della città, nelle grandi condotte dove passano i tubi per il riscaldamento e sopravvivono grazie a furti, accattonaggio e prostituzione. Per allontanarli dalla malsana vita di strada, organizzando spettacoli clownistici, per riportarli alla luce del sole.
Corpo Celeste (2011)
Regia di Alice Rohwacher. Durata di 100 minuti.
Marta, un’adolescente di 13 anni, dopo 10 anni trascorsi in Svizzera, torna a vivere insieme alla madre e alla sorella maggiore nella periferia di Reggio Calabria, suo luogo di nascita. Qui si trova a vivere in una situazione di degrado sociale, culturale e ambientale, di cui è prova la stessa realtà ecclesiale, presso cui Marta inizia a frequentare il catechismo. Lo stesso parroco, infatti, a capo di un sistema votato a modelli consumistici e opportunistici, è più interessato alla politica e a fare carriera che alla fede.
Hugo Cabret (2011)
Regia di Martin Scorzese. Durata di 127 minuti.
Tratto dal romanzo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick del 2007.
Il film propone la storia di Hugo Cabret, orfano dodicenne che vive nascosto in una stazione ferroviaria della Parigi degli anni Trenta. Morto lo zio con cui viveva, manutentore degli orologi della stazione, il ragazzo lo sostituisce, controllando orologi e rubando ciò che gli serve per sopravvivere. Durante l’intera durata del film, Hugo instaura uno stretto rapporto con un automa, un robot meccanico – unico legame con il padre morto.
