Il Reclusorio fu definitivamente chiuso nel 1849 a causa di molteplici fattori. Al momento della chiusura, Filippo Agucchi, presidente dell’Amministrazione provinciale – che da lungo tempo sosteneva la necessità di porre fine a una esperienza costosa e fallimentare – sottolineò che da anni il Discolato aveva smesso di svolgere la funzione per la quale era stato pensato. In quello stesso anno venne dichiarata, da parte del Direttore dello Stabilimento, l’impossibilità di rifornirsi delle forniture per «il giornaliero travaglio» dei detenuti, essendo rimasti solamente due internati. Quando rimase un unico recluso venne perciò decisa la chiusura definitiva della struttura «non convenendo per un solo individuo mantenere aperto quello Stabilimento già da un pezzo degenerato dalla sua istituzione né più rispondente allo scopo cui era diretto».

La sua inefficacia fu la motivazione principale che condusse alla definitiva chiusura, quando si fece via via sempre più evidente la difficoltà a tradurre in pratica ciò che regolamenti e statuti prescrivevano a livello teorico. Così come avvenne anche altrove, ad esempio in Inghilterra, le case di correzione vennero messe sotto accusa, ridimensionate nella loro efficacia e nella loro stessa ragione d’essere, fino alla definitiva chiusura.