
Brueghel reinterpreta in questa opera in modo originale il tema dei giochi dei bambini che già nel Medioevo animava i codici miniati. Nel dipinto sono raccontati circa ottanta giochi riconoscibili, compiuti da bambini con il volto da adulti. Lo sguardo di Brueghel, il più influente pittore fiammingo del Cinquecento, è quello di un antropologo che osserva difetti, miserie, gioie e fatiche degli uomini con cosciente razionalità intellettuale. Le comunità brulicanti che Brueghel disegna, nelle piazze o nelle campagne, sono indaffarate a rappresentare allegorie, proverbi, giochi, immerse in una natura potente che le sommerge e le deforma. Anche I bambini dipinti da Brueghel non nascondono la loro “bestialità”. I loro volti grottescamente adulti rivelano la consapevolezza di doversi giocare con drammatica allegria la vita. L’amore per il dettaglio, tipico dei fiamminghi, ci permette di partecipare, di entrare in un mondo passato ma vivissimo. La storia diventa cronaca, attimo, istante in cui riconoscersi.
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Mostre
Da Rubens a Brueghel. Fiamminghi in mostra, Palazzo Doria Pamphilj di San Martino al Cimino, Roma, 1999
Allegretti P., (a cura di), Brueghel, Collana i classici dell’arte, Corriere della Sera, Rizzoli/Skira, Milano, 2003
Bussagli M., Bruegel, Collana Dossier d’Art Giunti, Milano, 2008
Bruno S., (a cura di), Rubens e la pittura fiamminga nel Secolo d’oro, Collana i grandi maestri dell’arte, Il Sole 24 ore Milano/E-ducation.it Firenze, 2007
Mallé L., Atlante della pittura – Maestri fiamminghi, De Agostini, Novara 1965. pag.4