Sovente, nell’ambito delle indagini sugli attentati stragisti, vennero proposti, da soggetti diversi, piste che si rivelarono palesemente false. In altri casi già durante l’evento terroristico furono creati documenti falsi. 

IL CASO VALPREDA

Immediatamente dopo lo scoppio della bomba nella banca nazionale dell’agricoltura fu seguita la pista anarchica e vennero arrestate numerose persone. I mass-media avevano dato per certa la colpevolezza degli anarchici amplificando le notizie in una campagna di stampa martellante cominciata immediatamente a ridosso dell’avvenimento, ben prima di un qualsiasi pronunciamento della magistratura. Fra questi, Pietro Valpreda fu immediatamente indicato come il colpevole e numerosi quotidiani iniziarono descriverlo come un “mostro”. Valpreda, così come tutti gli anarchici, risultarono completamente estranei alla strage che era invece attribuibile ad organizzazioni terroristiche neofasciste. 

Vi raccontiamo...

Anteprima video

 

IL RAPIMENTO MORO

Immagine
immagine testo Brigate Rosse

 Il 16 marzo 1978 l’onorevole Aldo Moro venne rapito da terroristi della Brigate Rosse che, nell’agguato, uccisero tutti gli uomini della scorta. 

Le Brigate Rosse, così come era nella loro strategia, rivendicarono il rapimento di Aldo Moro e scandirono diversi momenti della prigionia dell’onorevole attraverso comunicati fino ad arrivare al 9 maggio quando il cormo ormai senza vita di Aldo Moro fu fatto ritrovare all’interno di una Renault 4 rossa. 

Il 18 aprile 1978 una telefonata anonima al quotidiano romano «Il Messaggero» annunciava la presenza di un messaggio delle Br in piazza Gioacchino Belli a Roma: era il comunicato numero 7 in cui si annunciava l’uccisione di Moro e l’occultamento del suo cadavere nel lago della Duchessa. 

Immediatamente si discusse sull’autenticità di questo documento: alcuni specialisti lo giudicarono autentico, altri falso.  Iniziarono comunque le ricerche al lago della Duchessa che non diedero alcun risultato. Il comunicato, che era falso, era stato presumibilmente redatto da Antonio Chicchiarelli un falsario, legato sia alla Banda della Magliana che ai servizi segreti, ucciso nel 1984. 

Furono fatte quattro ipotesi sulle motivazioni e sulle persone coinvolte nella redazione di questo falso comunicato, ma non si arrivò ad una spiegazione univoca.