Questo termine è stato utilizzato, dalla seconda metà degli anni ‘70, per designare un fenomeno che si è presentato, in modo frequente, durante le indagini che hanno accompagnato e seguito in particolare le stragi di matrice terroristica avvenute in Italia dal 1969. I depistaggi venivano creati per allontanare i sospetti dai colpevoli dei reati, ed erano una miscela di informazioni vere, informazioni verosimili e informazioni totalmente false: il compito degli inquirenti era così complesso che a volte le indagini non portavano a nessun risultato

Durante le lunghissime vicende giudiziarie relative alle stragi è stato accertato che questi ostacoli erano stati creati anche da uomini dei servizi segreti e il fatto che fossero uomini degli apparti statali in collaborazione con altre organizzazioni a coprire i colpevoli ha causato, nella popolazione, una perdita di fiducia nelle istituzioni, amplificando l’impatto che le stragi ebbero sulla vita democratica del paese.

Fino al 2016 non vi era un articolo del codice dedicato in modo specifico a questo reato e venivano utilizzati articoli che perseguivano la «calunnia».

Le azioni che minavano il riconoscimento del diritto alla verità, che gettavano discredito sulle istituzioni assieme alle azioni violente e alle stragi erano parte fondamentale della “Strategia della tensione” (un insieme di azioni quali le stragi, i piani per il colpo di stato, la violenza, la manipolazione della conoscenza) utilizzata per condizionare lo sviluppo democratico dell’Italia.