Nel 1977 nell’aiuola di piazza Fontana un gruppo di militanti del movimento degli studenti, anarchici ed altri posero una lapide dedicata a GIUSEPPE PINELLI, nel 1981 la lapide venne distrutta e poi ricostruita
Nel 1994, in occasione di alcuni lavori, la lapide dedicata a Pinelli venne rimossa ma in consiglio comunale passò una mozione che chiedeva l’assicurazione che, una volta finiti i lavori, la lapide sarebbe stata ricollocata nel luogo originario. In questa stessa occasione vi fu chi propose di modificare il testo sostituendo ucciso innocente con morto innocente. E proprio questa modifica fu fatta dal sindaco Albertini che il 19 marzo 2003, «nel cuore della notte quando è ancora buio», fece sostituire la lapide esistente con una perfettamente identica escludendo il verbo: da ucciso a morto. Questo, come intuibile e prevedibile, diede vita a discussioni e polemiche fortissime tanto che nell’aiuola davanti a piazza Fontana ci sono due lapidi identiche in cui in una si legge morto, nell’altra ucciso: un simbolo estremamente significativo, chiarissima rappresentazione topografica della memoria di quell’evento: divisa, speculare, passionale.
La prima lapide con i nomi degli 85 uccisi nella strage di Bologna venne collocata nella sala d’aspetto sopra al fornello dell’ordigno immediatamente dopo la ricostruzione del fabbricato, mentre quella collocata in piazza del Nettuno, in un luogo particolarmente ricco di simboli della memoria cittadina, fu donata da un privato al Comune qualche tempo dopo e porta incise, oltre al nome delle vittime della strage alla stazione, quelli dei morti per la strage dell’Italicus e del Rapido 904. Su entrambe si trova la dicitura “vittime del terrorismo fascista”.
Dopo la sentenza del luglio 1990, quando in appello vennero assolti tutti gli imputati, per la prima volta venne ufficialmente chiesto di cancellare la parola fascista in seguito, su segnalazione dell’Msi, il presidente del consiglio Giulio Andreotti e il presidente della Repubblica Francesco Cossiga si pronunciarono a favore della cancellazione. Come è noto le sentenze successive, compresa quella definitiva della cassazione, confermarono le condanne per i neofascisti. Questo però non impedì il continuare di polemiche e richieste da parte sia di numerosi appartenenti all’Msi, poi Alleanza Nazionale, sia di altri esponenti politici. Fino a quando anche il Consiglio comunale di Bologna si pronunciò per il cambiamento della lapide.
Nel 2001, quando per la prima volta dal 1945 l’amministrazione non era retta da una giunta di sinistra, venne approvato, nuovamente durante la notte, un ordine del giorno presentato dall’esponente della lista civica “La tua Bologna”, Questa decisone notturna ebbe anche una eco parlamentare, L’allora Sindaco di Bologna, Giorgio Guazzaloca dichiarò che durante il suo incarico la lapide non sarebbe stata in alcun modo modificata e quindi la definizione «terrorismo fascista» rimase.