Frame video "Le nostre interviste: a colloquio con Maria Montessori", 1947 (Fonte: Archivio Luce)

Nel concetto di “educazione cosmica” la proposta educativa di Maria Montessori (1870-1952) trova il suo compimento in una più ampia prospettiva pacifista, ecologista e sociale. Presente, allo stato embrionale, già in alcuni scritti dei primi anni del Novecento, la sua elaborazione sistematica è il frutto del lungo periodo trascorso da Montessori in India, con il figlio Mario, negli ultimi anni della sua vita.

Era giunta in India nel 1939, accogliendo l’invito di George Sydney Arundale, allora presidente della Società Teosofica dopo la morte di Annie Besant, e della moglie Rukmini Devi, fondatrice del Kalakshetra Centre for the Arts (1935) della Besant Memorial School, dove erano state attivate delle classi Montessori. La dottoressa doveva tenere un corso di formazione per insegnanti a Madras (l’attuale Chennai), nel distretto di Adyar, sulla costa sud-orientale dell’India, presso la sede mondiale dell’organizzazione, che nei decenni precedenti aveva promosso l’apertura di numerose scuole montessoriane/Case dei bambini e contribuito alla diffusione del suo metodo.

In un paese in piena crisi politica e sociale, dove era forte, negli ambienti nazionalisti, l’esigenza di una riforma del sistema educativo, Montessori fu accolta con grande entusiasmo, considerata una risorsa preziosa anche da intellettuali indiani come il poeta Rabindranath Tagore e il Mahatma Gandhi, entrambi interessati all’educazione ed emancipazione del popolo indiano e legati da anni alla dottoressa da una stima reciproca.

Il ritorno dei Montessori in Europa fu impedito dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, durante il quale furono internati in quanto cittadini di uno stato nemico, pur potendo viaggiare all’interno dei confini nazionali. Avrebbero lasciato l’India solo nel 1946, per poi ritornarvi dal 1947 al 1949.

Nonostante il confinamento, Montessori descrisse l’esperienza indiana come uno dei momenti più sereni e intensi della sua vita, a livello scientifico e umano.  Nel corso di quel decennio, a Madras, a Kodaikanal, dove soggiornò a lungo durante l’internamento, e in altre città indiane (come Ahmedabab, Srinagar e Poona), Montessori tenne corsi di formazione, seguiti da un vasto pubblico, molto eterogeneo a livello religioso e sociale, nonché numerose conferenze, in parte confluite in Educazione per un mondo nuovo e Come educare il potenziale umano, pubblicati in inglese, a cura della Società teosofica, rispettivamente nel 1946 e nel 1948.

Potendo osservare il lavoro svolto nelle sue scuole da bambine e bambini di ogni età, indiani ed europei, diede forma più compiuta alle sue riflessioni sull’educazione cosmica, mettendola in pratica, con la preziosa collaborazione di Mario, in un vero e proprio progetto formativo rivolto alla fascia di età dai 6 ai 12 anni.

Il clima di forte spiritualità che caratterizzò l’esperienza indiana esercitò notevole influenza sulla visione unitaria, armonica e finalistica del mondo che sta alla base dell’educazione cosmica; numerose sono infatti le contaminazioni con la teosofia, le cui maggiori affinità con il pensiero montessoriano possono essere individuate nell’idea di un’intima connessione tra l’essere umano e la natura che lo circonda, da indagare nello spazio e nel tempo attraverso uno studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze, nonché nella volontà di perseguire la solidarietà universale a prescindere da distinzioni etniche, religiose e sociali, promuovendo un’educazione alla pace e alla multiculturalità.