Nel 1958, nell’edizione di Natale delle “Comunicazioni”, l’Associazione Montessori Internazionale (AMI) pubblicava, a firma di Mario Montessori, una storia intitolata “Iddio Che Non Ha Mani”, che ricostruiva il racconto della nascita dell’Universo e della formazione della Terra che Maria Montessori rivolgeva alle bambine e ai bambini tra i sei e dodici anni di età. Nei 65 anni trascorsi dal 1958, riguardo a questo argomento, la scienza ha fatto numerose nuove scoperte; per questa ragione e per l’attenzione che merita il momento della creazione dell’Universo, ho deciso di seguire la consuetudine che si è affermata da un po’ di anni nei paesi di lingua tedesca di proporre la prima favola cosmica suddividendola in due storie separate.
Questa suddivisione è stata per la prima volta proposta dall’Aachener-Montessori-Forum, poi ripresa e rielaborata da Claus Dieter Kaul, con il quale mi sono formata. Ho, a mia volta, apportato delle modifiche, servendomi della consulenza scientifica di Mario Valle. Dal 2015 insegno questa versione a insegnanti e formatori in tutta Europa ispirando tanti ad accoglierla nel loro lavoro. 

Con le bambine e i bambini

La prima parte della favola (“La Nascita dell’Universo”) viene raccontata alle bambine e ai bambini all’inizio dell’anno scolastico. Solo quando sono pronti, hanno cioè esaurito le attività autonome stimolate dal materiale di ricerca offerto dopo il racconto, viene esposta anche la seconda parte (“La Formazione della Terra”).
La favola può essere proposta al termine della giornata scolastica, come ultima attività prima di accomiatare le bambine e i bambini, o nel corso della giornata, lasciando che essi esplorino i materiali dopo il racconto. In questo caso, è opportuno che l’ambiente e i materiali siano stati precedentemente predisposti.
Le bambine e i bambini possono scegliere liberamente se assistere alla narrazione, mantenendo poi però l’impegno di rimanere per tutta la durata della favola, senza fare domande o interruzioni. 
La favola viene raccontata alle bambine e ai bambini con molta concentrazione, tenendo un arco drammaturgico.
Al termine del racconto, le bambine e i bambini possono interagire tra loro e lavorare con il materiale, aiutando poi l’insegnante a metterlo a posto.
Le favole cosmiche possono essere raccontate più volte durante l’anno scolastico e vengono proposte ogni anno per tutta la durata della scuola primaria.
La prima favola cosmica, pur trattando le leggi dell’Universo e argomenti di fisica e chimica, è una favola molto spirituale perché mostra le interconnessioni, le interdipendenze e il compito di tutti gli elementi del cosmo, e suscita nelle bambine e nei bambini gratitudine e rispetto.
Il lavoro che ho svolto con le bambine e i bambini di diverse parti del mondo (India, Europa e America) mi ha imposto di trattare l’argomento della spiritualità in maniera non verbale. Parole come Dio, per esempio, possono creare malintesi e sensazioni di disagio; è importante infatti non mettere in discussione la visione del mondo della famiglia, rispondendo con delicatezza alle esigenze delle bambine e dei bambini, percependo le loro reazioni. La consapevolezza dell’esistenza e dell’onnipresenza di una forza creatrice che regola il cosmo può essere comunicata senza usare parole ma con la voce, la mimica e la drammaturgia del racconto.

Materiale per il racconto della prima parte della favolaun telo nero; barattoli contenenti sabbia di colori diversi, specchi spezzati di colori diversi, biglie di dimensioni, materiali e colori diversi, ghiaia; una palla rivestita da un mosaico di specchi gialli o dorati; modelli di pianeti del Sistema solare; un globo della terra; secchielli e spazzole per ripulire dopo la narrazione.

Preparazione dell’ambiente e attività che possono seguire il racconto:  l’ambiente è allestito con materiali diversi (come la tavola periodica degli elementi, un modello dell’atomo, cartelloni impressionistici sul sistema solare e materiali che ne mostrino le dimensioni) e libri, tarati sull’età e sui diversi livelli di ricerca, che trattano la formazione dell’Universo, tematiche di astronomia nonché di chimica e fisica delle particelle, e che le bambine e i bambini possono consultare dopo il racconto della favola. Ai più piccoli possono essere proposti, ad esempio, libri come You are Stardust e Born with a Bang, mentre ai più grandi La Grande Avventura dell’Universo e La Chiave Segreta dell’Universo di Lucy e Stephen Hawking La prima favola cosmica può essere approfondita raccontando, a seguire, grazie anche all’ausilio di materiali specifici, “La Storia del Regno Periodico”, “La Storia della Nucleosintesi Stellare”, “Il Ristorante della Terra”. Possono inoltre essere proposte delle attività sul Sistema solare (come la produzione di pianeti di cartapesta o l’utilizzo di gomitoli di lana per mostrare, uscendo all’esterno, la distanza tra i pianeti) e sul Big Bang (come l’ascolto della riproduzione audio del suono del Big Bang, prodotta da alcuni scienziati americani). Con un telo nero molto elastico, sassi e biglie è possibile eseguire un esperimento sulla forza di attrazione gravitazionale.
Quando le bambine e i bambini hanno esaurito le possibilità di ricerca e di esperimenti, viene esposta la seconda parte della favola cosmica.

Materiale per il racconto della seconda parte della favola: un telo grande di plastica (2 x 3 metri circa); una tavola di legno con sopra un paio di sassi grandi; un martello; uno scalpello; un paio di occhiali per proteggere gli occhi; un paio di guanti di cuoio per proteggere le mani; due scodelle di vetro ripiene di acqua; una brocca di acqua; un bicchiere contenente sassolini e bastoncini; uno spruzzatore di profumo; un telo leggero; un foglio di carta A4; una scodella di sabbia; un contenitore piccolo contenente trucioli di ferro; un bastone magnetico; un telo; tre fornelli di gas; un accendino; un pentolino; cera d’api; una scodella di plastica contenente sabbia, oggetti pesanti e palline da ping pong; un contenitore di vetro con coperchio e parafiamma; ghiaccioli; una beuta; un imbuto parafiamma; colorante alimentare rosso; detergente per i piatti biologico; argilla per idrocultura; un vaso di fiori in terracotta senza fondo e argilla morbida; cartelloni impressionistici per la favola di “Iddio Che Non Ha Mani”.

Tutti gli esperimenti sono preparati, uno dopo l’altro, sul telo rettangolare di plastica. Mentre racconta la favola, l’insegnante fa il giro del telo, avanzando da un esperimento all’altro. L’ultimo, relativo al vulcano, si svolge all’aperto.

Preparazione dell’ambiente e attività che possono seguire il racconto

Le bambine e i bambini possono approfondire le tematiche del racconto avendo a disposizione, nell’ambiente precedentemente predisposto, libri di geologia, mineralogia, geografia, fisica e vulcanologia, cartelloni impressionistici sulla danza degli elementi, sulla formazione e sulla struttura interna della Terra, nonché materiali che mostrino la stratificazione geologica, le placche tettoniche, il Materiale delle Gerarchie per mostrare la relazione di grandezza tra il sole e la Terra e materiale di nomenclatura.
Può essere offerto inoltre del materiale per affrontare le tematiche della rotazione terrestre (l’alternarsi del giorno e della notte, la temperatura nelle diverse ore giornaliere o notturne), dell’eclittica (l’alternarsi delle stagioni, lo scorrere degli anni, il cambiamento di temperatura nel corso dell’anno, le zone climatiche) e della suddivisione del tempo (in anno, mese, settimana, giorno, ora).
Dopo la presentazione del materiale da parte dell’insegnante,  le bambine e i bambini possono lavorare in autonomia o essere coinvolti in progetti di ricerca (ad esempio sulle epoche di glaciazione o lo studio della cartografia e delle diverse mappe del mondo), e in esperimenti che trattino le leggi dell’Universo (ad esempio “Come la Terra ubbidisce”), gli stati di aggregazione della materia e le combinazioni chimiche. Questi progetti possono essere accompagnati da escursioni di classe e dall’invito di esperti.
Per dare importanza a tutte le tradizioni e fedi religiose, è possibile raccontare le diverse versioni della nascita dell’Universo e della formazione della Terra presenti in altre religioni e culture.

Ai corsi di formazione

La prima favola cosmica viene introdotta alle corsiste e ai corsisti sottolineando anzitutto il fatto che gli esseri umani, sin da quando hanno iniziato a parlare, si sono posti la domanda sulla formazione del cosmo; in ogni parte del mondo, in ogni epoca storica, in ogni lingua sono sorte narrazioni che hanno tentato di spiegarlo.
È importante che insegnanti e bambine/bambini abbiano la consapevolezza dell’esistenza di diverse versioni sulla nascita dell’Universo e della Terra nonché di diverse modalità di narrazione. L’insegnante può dunque introdurre la favola proponendo alle bambine e ai bambini di raccontarla come, secondo lei, la racconterebbero le scienziate e gli scienziati di oggi, avvertendoli che farà del suo meglio nell’interpretare il loro linguaggio difficile e che la sua versione non pretende di essere corretta, sottolineando che anche gli stessi scienziati non sono in modo unanime d’accordo. È in sostanza importante che le bambine e i bambini siano consapevoli che non esiste una verità scientifica indiscussa. Questa consapevolezza incoraggia le corsiste e i corsisti a sviluppare una loro personale versione.
La favola viene presentata alle corsiste e ai corsisti con le stesse modalità con le quali viene raccontata alle bambine e ai bambini; viene richiesto di evitare interruzioni e di porre eventuali domande solo al termine del racconto.
I temi attorno ai quali viene poi avviata una discussione con le corsiste e i corsisti riguardano principalmente i messaggi essenziali e l’obiettivo della favola cosmica, come l’insegnante si prepara a presentarla, e in che modo può comunicare alle bambine e ai bambini di non essere interrotta durante il racconto.