Questa “cameretta con bassorilievi” pone molti problemi perché richiede un’ermeneutica tutta per sé. Fin da quando, nella seconda cantica, Dante Alighieri volle usare il bassorilievo per descrivere il Purgatorio valendosi di questi spessori tenui ma decisivi, di queste campiture dove il gioco delle ombre sembra che sussurri, mentre definisce, ritaglia, compone, esplicita, a questa forma d’arte si assegnano sottintesi esoterici e ossimorica forza comunicativa. Il collegamento tra Pinocchio e Topolino, preteso dal bassorilievo, dice poi di come questa forma d’arte, silente, mormorata, fondata sugli accenni, possa poi far valere una catturante assertività.

Eccoci nel doppio mondo di questa camera da letto subitamente nobiliare e distintissima. Ranocchi, topolini, serpentelli, tartarughe, pesci: dovrebbe essere il consueto bestiario di Fedro, di Esopo, di La Fontaine, ma il nobilissimo color ocra è entrato come dominatore nella radice nascosta del racconto. Con leggerissimi tocchi di scalpello tutto diventa poi unificato: zigrinature di antica fattura sottraggono al tempo le sue pretese. La figura indotta a guardare un bel fiasco con desolata fissitudine non ci vuole dire nulla delle tante cose che ha in testa: noi accettiamo il suo silenzio. Mobili di un interno domestico pervasi da una propria e indubbia volontà di provocazione. Ci sono fin troppe componenti a dire che non c’è nulla di trascurabile: il disegno complessivo dei mobili nella loro compiutezza è così sobrio, lindo, lineare, privo di fronzoli, da accogliere l’ornato delle fiabe con una compostezza degna di una dissertazione. La camera ci sussurra che si fece molto chiasso, che l’indotto commerciale fu l’imperativo di ogni nuova invenzione, che al chiasso di Brubank si è deciso di opporre le stradine di Rosai.

 

Antonio Faeti