Università: il tempo sospeso

Abbiamo deciso di trattare il tema della percezione del tempo e, in particolar modo, della scansione e del valore dello stesso nell’ambiente universitario. Il tempo è connesso alle emozioni e scandisce ogni momento della nostra giornata, della nostra vita. Come si ripercuote su noi studentesse e studenti? Abbiamo pensato a questo argomento per interrogarci a fondo su come le persone vivano il tempo universitario. Questa riflessione parte dai sintomi di un disagio piuttosto comune nel mondo dell’università - che porta a vivere questo percorso con ansia, angoscia, disagio e pressione. Vogliamo comunicare per sensibilizzare (ma anche denunciare) quello che è un problema sistemico legato al fenomeno dell’accelerazione propria della contemporaneità. Ad oggi, infatti, il focus è posto sulla produttività di studentesse e studenti, sulla loro rapidità a finire i corso di studio e sulla loro capacità di essere “avanti” agli altri. Non si pensa più alla qualità del tempo, alla soggettività di ogni percorso e, soprattutto, alle emozioni che questa corsa genera sulle persone coinvolte - quali senso di inadeguatezza, senso di inferiorità, depressione, ansia.

La sala bianca che abbiamo deciso di allestire affronta il tema del tempo in relazione alla vita universitaria. Le nostre riflessioni nascono durante i numerosi confronti avvenuti nei tre anni che abbiamo condiviso insieme come colleghe dell’università: tra ansie, timori e la convinzione di essere sempre un passo indietro agli altri. Lo studio del tema è partito dall’analisi della narrazione fatta dai media riguardo ai tempi universitari, in un continuo binomio: da un lato chi, correndo più degli altri, raggiunge l’obiettivo della laurea in anticipo - venendo etichettato come “genio”; dall’altro chi, schiacciato dal tempo che sembra correre troppo in fretta e non bastare mai, decide di porre fine alle proprie sofferenze - in modi tragici, che ciclicamente si ripetono.