La mostra La camera dei bambini. Giocattoli e arredi per l’infanzia della collezione Marzadori 1900-1950 si conferma, fin dall’inizio, come quell’evento culturale capace di mettere in risalto la forza evocativa dei giocattoli e degli arredi per l’infanzia, considerati nella loro dimensione storica e di testimoni che li intreccia alla complessità in cui si plasmano sempre le immagini di infanzia e gli “oggetti” ad essa dedicati. Oggetti temporalmente connotati, sia per l’autentica unicità che li contraddistingue sia perché ci parlano di come il tempo storico venga o venisse consegnato all’infanzia proprio con i processi di miniaturizzazione e di rimpicciolimento con cui si fissa un manufatto, trasportandolo dalle sue proporzioni originarie a quelle della citazione che consente il perdurare nell’ordine del simbolico. «I bambini, questi robivecchi del tempo»[1] scrive Giorgio Agamben in un fondamentale saggio, giocano con miniature di ciò che è stato qui e non è più: il giocattolo preserva la traccia della storia e lo fa persino con oggetti ancora in uso poiché è nella conversione verso il giocare e nella riduzione al piccolo e al gratuito che si entra in un’altra sfera di rappresentazione.
I bambini giocano con il tempo, instaurano con il tempo un misterioso e imprendibile sentire. Ciò accade anche per le storie, le fiabe, le figure: fin dal “c’era una volta” che all’infanzia è stato lasciato in eredità, si può udire il richiamo del ruolo che l’infanzia è chiamata ad interpretare quando gli adulti le chiedono di creare illusioni con ciò che per loro è perduto o di prossima sparizione.
La mostra della collezione Marzadori conduce all’ascolto e all’individuazione di quella temporalità che segna la pura «essenza storica»[2] del giocattolo e, in consonanza con esso, dell’arredo minuziosamente progettato, decorato e posto a delineare epoche e sentimenti traslati verso l’infanzia. Dalla caducità (il tempo) fino alla cura (la vita) nel fabbricare giochi e lettini, diceva già Benjamin[3] si può leggere il passaggio che dagli adulti porta ai bambini, nel gioco e in altri oggetti, ciò che era sacro e culturale. Non a caso è la commozione, sovente, lo stato d’animo che pervade il ritrovamento dei giocattoli da parte dei grandi. Nel sentimento romantico del lontano riaffiora l’infanzia. Infatti, fondativa è nel giocattolo la componente poetica che si realizza nello slittamento dalla dimensione materiale-reale a quella materiale-mitopoietica e, in questo fenomeno ludico – Baudelaire[4] suggerisce – germoglia la poesia infantile e la prima attrazione artistica dell’infanzia.
E c’è, allora, una stretta parentela che va dichiarata fin da subito: come chiarisce Antonio Faeti nell’introduzione a questo stesso volume, è la letteratura per l’infanzia a narrare il tempo esistenziale infantile e i significati che lo densificano. L’infanzia reinventa l’ordine spazio-temporale soggiornando in luoghi veri ma metaforici che agiscono all’unisono nell’una e nell’altra dimensione: quella reale e quella illusoria, ludica, narrativa. I grandi libri per bambini restituiscono all’infanzia il suo vagabondare in territori d’esplorazione in cui interni ed esterni, stanze dei giochi e giardini, strade e soffitte, ospitano tensioni verso l’utopia, ossia verso il superamento di ogni tipo di parete. La propensione a raccontar-si storie nelle storie, nel giocare con giocattoli da cui far nascere infinite altre storie, è un movimento inarrestabile che coniuga le tante fonti delle narrazioni di cui i bambini sono autori, registi, lettori, fruitori. E la stessa pregnanza di incroci che intercorre tra la letteratura per l’infanzia (i suoi contenuti, stili, generi, personaggi, testi, illustrazioni, apparati paratestuali, prolungamenti, collocazioni nella cultura dell’infanzia e per l’infanzia…) e i mutamenti del pensiero pedagogico, le rappresentazioni d’infanzia, le atmosfere artistiche e filosofiche, i cambiamenti dei contesti politici e culturali, attraversa anche i giocattoli e le camerette, depositando indizi ineludibili di molteplici connessioni di significato.
È a tale complessità che il Centro di ricerca in letteratura per l’infanzia del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna intende riferirsi nel promuovere un evento che invita ad interrogarsi intorno alla tensione affabulante e creativa che si vorrebbe poter sempre attribuire all’infanzia. Perchè le camerette siano interni affacciati sull’avventura.
Milena Bernardi, Emy Beseghi, Giorgia Grilli CRLI, Centro di ricerca in letteratura per l’infanzia
[1] G. Agamben, Infanzia e storia, Einaudi, Torino, 1978
[2] Ivi, p.70
[3] Cfr., W. Benjamin, (a cura di) F. Cappa, M. Negri, Figure dell’infanzia. Educazione, letteratura, immaginario, Raffaello Cortina editore, Milano, 2012
[4] Cfr., C. Baudelaire, La morale del giocattolo, in Rilke, Baudelaire, Kleist. La morale del giocattolo, incursioni nell’immaginario dell’infanzia, Fiabesca, Nuovi equilibri, Roma, 1991