Shaka Nyorai (Śākyamuni)
Soggetto
Scultura buddhista giapponese
Descrizione

Questa figura seduta dal volto mite nella quale si evidenziano caratteristiche stilistiche della fine del VII secolo, è giunta ai nostri giorni come immagine di Shaka Nyorai (Śākyamuni), ma l’identificazione non è certa. Nel VII secolo in Cina ebbe una certa diffusione l’immagine seduta raffigurante Śākyamuni che, salito nel Trāyastrimśa, in cima al monte Sumeru al centro del mondo, espone la dottrina a sua madre Māyā; questo soggetto è rappresentato in una grande immagine ricamata del Kajūji di Kyoto proveniente dalla Cina Tang (attualmente al Nara National Museum) e nei rilievi di terracotta presumibilmente realizzati con stampi cinesi della stessa epoca rinvenuti in alcuni scavi come quelli del Kokuzōji di Ōita. Nella Cina del VII secolo l’immagine buddhista seduta più diffusa era tuttavia quella di Miroku (Maitreya), il Buddha che scendendo dal cielo dei Tusita si manifesterà sulla terra 5 miliardi 670 milioni di anni dopo la morte di Śākyamuni come suo successore, di cui abbiamo un esempio tra le statue di argilla della pagoda dello Hōryūji (711).
Quale che sia l’identificazione, questo schema figurativo fu introdotto in Giappone dalle ambascerie inviate presso la corte Tang; la veste leggera che aderisce al corpo e ne mette in rilievo le forme è una caratteristica anch’essa introdotta dalla Cina ma che ha origine nella scultura indiana di epoca Gupta.
Il modello di volto adolescenziale che lascia trasparire un sorriso luminoso ricalca una tipologia espressiva sviluppata dalla statuaria buddhista cinese tra la fine del VI secolo e il VII secolo che fu particolarmente apprezzata in Giappone dove ispirò celebri opere del successivo periodo Nara come il gruppo delle Otto Divinità Guardiane (Hachibushū) e dei Dieci Grandi Discepoli (Jūdaideshi) del Kōfukiji (734) e sopravvisse fino al tardo periodo Heian nella scultura in “stile giapponese” (wayō). Le analogie nello stile e in alcuni dettagli, come le orecchie, con lo Yumechigai Kannon (Avalokitêśvara) dello Hōryūji fanno ritenere che entrambe le statue siano opera di artisti del medesimo ambiente. Rispetto allo Yumechigai Kannon la statua esposta ha un pro filo più appiattito e l’anatomia del volto è più semplificata: queste caratteristiche indicano l’incompleta assimilazione della rappresentazione tridimensionale da poco introdotta. La statua dello Hōryūji ha una comprensione più matura dei volumi e pertanto si può ipotizzare una datazione posteriore per quest’ultima.
La statua è stata realizzata con un’unica gettata di bronzo con la tecnica a cera persa, allora la più diffusa nella statuaria buddhista. L’interno è cavo e la base presenta un’apertura; sulla superficie rimangono tracce dell’originaria doratura.

Editore
Jindaiji, Tokyo
Data
Periodo Asuka, VII secolo
Formato
altezza 60,6 cm
Tipo
Bronzo
Tipo documento
Gestione diritti

Importante proprietà culturale

Riferimenti bibliografici

Capolavori della scultura buddhista giapponese​, a cura di Takeo Oku, Mondo Mostre, Roma 2016 (catalogo della mostra - Scuderie del Quirinale, Roma. luglio-settembre 2016).