
Nel surrealismo di Magritte trova ampio spazio l’elemento verbale. A partire dal titolo delle sue opere, la scrittura entra spesso in conflitto con le immagini e ne impedisce una lettura univoca provocando lo sconcerto dello spettatore. La chiave dei sogni è un esempio perfetto di questo procedimento: sei oggetti di uso comune si affacciano in trompe l’oeuil da una griglia posta su una lavagna, corredati da altrettante didascalie che assegnano loro, con grafia zelante e persuasiva, nomi incongruenti. L’effetto finale richiama alla memoria l’abecedario della nostra infanzia, anche se rivisitato con la fantasia. L’artista veste dunque i panni del maestro elementare, quasi intendesse rivolgersi ad un pubblico, per sua natura non alfabetizzato, proponendo un personale approccio educativo. Rinominare la realtà è un modo per mettere in discussione le idee che ognuno di noi ha su di essa e Magritte invita il fruitore a stimolare l’immaginazione come ironico strumento di critica.
© Estate of René Magritte / Artists Rights Society (ARS), New York / ADAGP, Paris
Mostre
Picasso, Miró, Dalí. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità, 12 marzo-17 luglio 2011, Palazzo Strozzi , Firenze
Cortenova G., Magritte, Art Dossier, Giunti, Firenze-Milano, 1991
Foucault M., Questo non è una pipa, SE, Milano, 1988
Prats-Okuyama C., Okuyama K., Le double secret. Rene Magritte, Atelier des enfants et Musée National d’Art modern, Centre Georges Pompidou, Paris, 1989
Rene Magritte, SIAE, Roma, 1986, catalogo della mostra tenuta al Palazzo dei Diamanti, Ferrara, giugno-ottobre 1986