Bodhisattva su nuvola
Soggetto
Scultura buddhista giapponese
Descrizione

Questa figura raffigurata seduta su una nuvola, con la tonsura e l’abito da monaco, era uno dei bodhisattva posti sulla parte superiore delle pareti del Padiglione della Fenice, (Hōōdō) del Byōdōin di Kyoto passato in mani private nel XIX secolo e attualmente proprietà dello stato.
Il Byōdōin fu fondato nel 1052 da Fujiwara no Yorimichi (992-1074), detentore di fatto del potere politico, all’interno della sua villa di Uji nei dintorni della capitale; l’anno successivo nell’area del tempio fu eretto quello che attualmente è noto come il Padiglione della Fenice la cui immagine principale, rappresentante Amida Nyorai (Amitābha), è l’unica opera esistente del massimo busshi dell’epoca, Jōchō. I bodhisattva su nuvola ornavano le pareti interne del padiglione circondando la statua di Amida e furono realizzati contemporaneamente a questa da Jōchō e dalla sua bottega: attualmente se ne conservano 53, di cui 52 nel Padiglione della Fenice (l’altro è quello esposto).
Nonostante la scarsa pro fondità e le caratteristiche da scultura in rilievo dovute al fatto che dovevano essere ammirati dal basso, questi bodhisattva sono ricchi di senso del volume e del movimento e sono rappresentati con grande libertà espressiva in numerosi atteggiamenti: chi suona uno strumento, chi danza, chi congiunge le mani in preghiera. All’epoca della costruzione del Padiglione della Fenice era diffusa la convinzione di un prossimo avvento dell’era del Dharma finale e si rafforzò il culto della Terra Pura (Jōdo) attraverso il quale i fedeli pregavano di essere accolti nel paradiso di Amida: il Padiglione della Fenice propone una rappresentazione materiale della Terra Pura. I bodhisattva cantano lodi e innalzano preghiere ad Amida. Alcuni presentano sul retro iscrizioni a inchiostro che indicano il loro nome esoterico: queste statue erano quindi legate anche al buddhismo esoterico.
Inizialmente sotto la guida del padre Kōshō, Jōchō contribuì alla realizzazione di numerose statue sacre per la committenza nobiliare della capitale e portò a perfezione lo stile misurato ed elegante che ammiriamo nell’Amida del Padiglione della Fenice. Questo artista perfezionò anche la tecnica yosegi a più blocchi di legno e sviluppò la tecnica warihagi, utilizzata anche nei bodhisattva su nuvola, che consiste nel tagliare il blocco di legno durante la lavorazione per scavarne l’interno e apportare i necessari aggiustamenti, per poi unire di nuovo le parti: sono tecniche che furono largamente utilizzate anche in seguito.
Nella realizzazione dei bodhisattva su nuvola furono certamente coinvolti numerosi busshi della bottega di Jōchō. Alcuni presentano panneggi definiti e ampi volumi che rimandano a uno stile più arcaico, probabilmente eseguiti da allievi anziani di Jōchō o da busshi entrati nella sua bottega dopo essersi formati in maniera autonoma. Anche se ci sono piccole differenze qualitative tra un bodhisattva e l’altro, l’opera esposta è rappresentativa del livello raggiunto dalla bottega di Jōchō.

Autore
Jōchō
Editore
Bunkachō (Agency for Cultural Affairs)
Data
Periodo Heian, 1053
Formato
altezza 57,1 cm
Tipo
Legno dipinto
Tipo documento
Riferimenti bibliografici

Capolavori della scultura buddhista giapponese​, a cura di Takeo Oku, Mondo Mostre, Roma 2016 (catalogo della mostra - Scuderie del Quirinale, Roma. luglio-settembre 2016).