Facilmente identificabile per la sua forma simile ad un aquilone, alla cui base si trova Arturo, una delle stelle più luminose del cielo, il Boote è una delle 48 costellazioni antiche, elencate da Tolomeo. L’origine del termine Boote è greca ma il suo significato è incerto: potrebbe essere “rumoroso” e in tal caso riferirsi ad un pastore che con le urla tiene a bada il suo gregge, oppure riferirsi a un vocabolo greco ancora più antico che significava “colui che spinge avanti il bue” e in questo caso Boote non sarebbe un pastore, ma un bifolco (ossia un guardiano di buoi). La seconda interpretazione sembra essere la più plausibile in quanto il Boote si trova prossimo alla costellazione dell’Orsa Maggiore, le cui sette stelle più luminose venivano indicate (come facciamo anche ora) col termine di carro e rappresentate in forma di un carretto tirato da dei buoi. Del resto, lo stesso termine settentrione deriva dal latino septem triones ossia i 7 buoi che talvolta venivano identificati  nelle 7 stelle del Grande Carro. A complicare ulteriormente la questione tuttavia è il termine alternativo, usato dagli antichi greci per indicare Boote, ossia Arctophylax, che significa Guardiano o Custode dell’Orsa, per il quale esiste, tuttavia, una motivazione di natura mitologica. Il mito vuole che Callisto, una ninfa di rara bellezza, facesse parte della scorta di Artemide, dea della caccia, e per questa ragione dovesse conservare la propria verginità. Zeus, però si invaghì di lei e la sedusse, lasciandola incinta. Artemide, furiosa scacciò la ninfa che vagò per i boschi fino a quando diede alla luce il figlio Arcas. Esattamente in quel momento, così importante per la povera ninfa, la gelosissima moglie di Zeus, Era, ancora in collera per il tradimento del marito la trasformò in un’orsa, lasciandole però intatta la sua coscienza di essere umano. Callisto dovette fuggire abbandonando il piccolo neonato, ma questo, fortunatamente, fu trovato da un cacciatore che lo crebbe come un figlio. Passarono sedici anni ed Arcas ricevuto in dono, dal cacciatore, un arco si recò nel bosco per provarlo. Callisto gli si fece incontro nella speranza di essere riconosciuta ma Arcas ebbe terrore di un orso che gli si avvicinava emettendo suoni incomprensibili ed iniziò a scagliargli contro le sue frecce. Zeus, che assisteva alla scena, le deviò tutte quante ma, quando capì che Arcas non si sarebbe mai arrestato, scese dall’Olimpo e raccontò al giovane la verità. Arcas si commosse e disse a Zeus che da quel momento sarebbe stato il guardiano fedele dell’Orsa e l’avrebbe difesa dagli attacchi degli altri cacciatori. Zeus, commosso a sua volta, decise di collocare madre e figlio in un luogo sicuro: in cielo l’uno vicino all’altra come in effetti sono il Boote e l’Orsa Maggiore.